No, non ti parlerò di Chiara Ferragni, anche se dal titolo avresti potuto avere questo timore.
La scorsa settimana mi è però capitato di discutere quanto siano “inutili” tutti gli influencer “privi di talento”, da NewMartina a Khaby Lame passando da Giuliana Florio.
Oggi facciamo un ragionamento proprio in tal senso e no, non preoccuparti se non sai di chi sto parlando, non è importante.
Argomento decisamente delicato e divisivo quello degli influencer, sotto ogni video di un personaggio con un seguito importante potrai facilmente trovare decine di commenti, che variano dal complimento all’insulto.
Principalmente, chi critica questo tipo di attività, utilizza queste frasi:
- “Vai a lavorare”;
- “Non sei in grado di fare nulla se non [caratteristica dell’influencer]”;
- “Ci meritiamo l’estinzione”
la critica maggiore è l’inutilità del contenuto, ed in questa mail mi piacerebbe darti la mia opinione in merito al “fenomeno influencer”.
1. Vai a lavorare
Questo è il commento più comune, banalissimo ma porta con sè una serie di problematiche, a mio avviso, abbastanza serie.
Cosa è un lavoro? È possibile quantificare chi lavora di più in maniera oggettiva?
Un adulto che lavora in miniera otto ore lavora più di chi sta dietro un computer otto ore? Un lavoro è tanto più serio quanto più si fa fatica a farlo? 🤔
Sono convinto che il lavoro non dipenda né da quanto tempo si passi dietro alla scrivania né da quanto sia faticoso o usurante.
Se vogliamo instaurare una discussione costruttiva dobbiamo però definire chiaramente cosa sia un lavoro, e sia la lingua italiana che la costituzione son ben forniti di definizioni per poterlo indicare.
Non è un’opinione, non è questione di “per me però“. Non c’è nessun “per me“.
“Con lavoro si intende l’applicazione di una energia al conseguimento di un fine determinato”
Questa sicuramente è una definizione più generica ma comunque rappresentativa, non richiede grandi spiegazioni.
Se applici un’energia (che sia essa fisica o mentale) per raggiungere un obiettivo, allora stai lavorando.
Ovviamente, con questa definizione, anche un bambino che corre dietro ad una palla per tirarle un calcio sta compiendo un lavoro.
Se vogliamo essere più specifici, e quindi muoverci nell’ambito esclusivamente lavorativo, questa è la definizione più corretta:
“occupare il tempo nel fare qualcosa di produttivo, traendone un vantaggio generalmente economico”
dove il “produttivo” non deve essere inteso come concetto idealizzato legato esclusivamente alla società.
Dal punto di vista legale ed economico, se hai una p.iva e paghi le tasse, allora stai svolgendo un lavoro, che tra l’altro qualcuno pensa essere utile (altrimenti non vorresti ovviamente pagato).
Quindi sì, fare “l’influencer”, termine che vuol dire tutto e niente, è un lavoro vero quanto lavorare in miniera, essere un fotografo o direttore di banca.
2. Impara un lavoro vero
Purtroppo molti pensano che “mettere pellicole cinesi da 0,90cent su un cellulare“, oppure “fare scenette comiche senza nessuna capacità” non siano lavori, forse nemmeno passatempi.
NewMartina, fatturato 2023: 3 milioni di euro.
Khabi Lame, fatturato 2021: 10 milioni di euro
questi due influencer pagano in tasse (e non facciamo stupide ed inutili battutine a tal proposito) quello che una persona normale non pagherebbe mai nemmeno in 10 vite.
Soldi usati per il benessere collettivo (anche qui, evitiamo battutine), come opere pubbliche, scuole, pensioni e così via.
Inoltre danno da lavorare a decine di persone, in maniera diretta o indiretta, producendo ricchezza e reddito per moltissime famiglie.
Ora, io non sono un economista, ma se questo non è un “lavoro vero”, allora non so proprio cosa possa esserlo.
Può piacere o meno, possiamo essere invidiosi o non capire perché le persone seguano questi o altri personaggi, ma questo è evidentemente un limite nel capire che nel mondo non è la quantità di fatica a determinare la serietà di un lavoro.
La verità è che molti di questi personaggi sono intrattenitori, ed i loro guadagni dipendono dalla loro bravura (e non fortuna) nel riucire a generare curiosità, emozioni o anche semplicemente dibattiti.
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3. Ci meritiamo l’estinzione
Frase che si legge spessissimo e che denota la supponenza del pensare di poter decidere cosa è interessante e cosa non lo è. Cosa può piacere e cosa no.
Una forma di nazismo che decreta quali debbano essere i gusti ritenuti “sani” da quelli che invece dovrebbero essere “epurati”.
(sì, lo so, l’accostamento è forte)
Personalmente non amo lo sport, ma anche se non seguo il calcio capisco che per alcune persone spendere centinaia di euro per veder tirare un calcio ad un pallone ha un senso.
Così come capisco che alcuni possano trovare piacere nello stare davanti ad una slot machine tutto il giorno, giocandosi la pensione.
Ed allo stesso modo non denigro chi magari trova piacere nel seguire video ASMR, che personalmente mi creano un fortissimo disagio ma, ehi, non sono il centro dell’universo😉.
Quindi no, non è certo perché qualcuno trova piacere nel seguire qualcosa che a noi non piace, che meritiamo l’estinzione.