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Meta contro SIAE

Facebook stacca la spina a SIAE. E tu devi avere un’opinione

Indice dei capitoli

La scorsa settimana abbiamo visto la fine del primo round di una diattriba partita in sordina ad inizio anno.

Parlo del mancato accordo tra Meta e SIAE, sfociato nella cancellazione di tutto il catalogo musicale di quest’ultima da META, cosa che ha avuto particolare rilevanza per il social network Instagram.

Quella che sembra una notizia di poco valore, capirai che problema non poter utilizzare le musichette nei video scemi di Instagram, può non solo aiutarci ad allenare la nostra visione di contesto, non fermandoci ad un ragionamento superficiale, ma ci fa capire quanto possa essere instabile il mondo su cui molti stanno creando il proprio futuro.

Per scrivere questo articolo, oltre a tutte le (poche) notizie ufficiali, ho utilizzato come fonte le opinioni di professionisti italiani come Alessandro Vercellotti, Mario Moroni, Rudy Bandiera e Matteo Flora. E riviste come Il Post.

Ma perché un gigante come Meta ha deciso di eliminare la musica, con conseguenze poco simpatiche per chi ha investito tempo e denaro per pubblicizzarsi sui suoi canali, da tutto il suo ecosistema?

Sta forse virando strategia commerciale, abbandonando la rincorsa a TikTok e tutte le polemiche sorte con la “TikTokizzazione” di Instagram?

Come ho scritto all’inizio non è un argomento così banale, andiamo quindi con ordine.

Il contesto

(se già sai cosa è la SIAE, ti basta leggere l’ultimo paragrafo di questa sezione)

Prima di tutto è importante definire il contesto in cui stiamo operando, e per questo è rilevante definire, per chi non lo dovesse sapere, cosa è e cosa fa la SIAE.

(ndr: non sono un espero di musica, alcuni termini potrebbero non essere coretti dal punto di vista tecnico, ma l’importante è capirsi)

In breve, la SIAE è la più importante e famosa società italiana che gestisce i diritti d’autore di chiunque produca musica.

Quando una qualsiasi persona produce un brano musicale, sia essa Vasco Rossi o Gigi il paninaro di Torino, può decidere se far gestire i diritti di utilizzo del suo lavoro da una delle tante aziende private attive in Italia, come Soundreef, Imaie e, per l’appunto, la più famosa SIAE.

Queste aziende verificano dove e come sono stati usati i brani e, in base ad una serie di parametri, si fanno pagare da chi ha trasmesso la musica (bar, radio, eventi pubblici ecc.) riconoscendo una percentuale dell’entrata all’autore.

La cosa importante da sapere è che, benché gli autori rappresentati possano essere sia italiani che stranieri (come Bob Dylan e David Bowie, fonte: ChatGPT) stiamo parlando prevalentemente del mercato italiano.

Meta e SIAE: Cosa è successo?

Non ci sono notizie ufficiali chiare e trasparenti, quello che è stato comunicato è che Meta sembra non aver trovato un accordo economico con SIAE.

La conseguenza è il fatto che sia venuto a mancare il diritto di utilizzo di tutti i brani gestiti da quest’ultima e che Instagram (e tutti i suoi fratelli) non possono più utilizzare musica gestita da SIAE.

Questo è tutto quello che è stato reso pubblico ufficialmente, altre cose tu possa aver letto a riguardo, almeno fino ad oggi, possono essere solo congetture, ipotesi ed opinioni.

Le conseguenze del mancato accordo fra Meta e SIAE

Le conseguenze di questo mancato accordo sono molteplici e variano a seconda del soggetto preso in esame.

Conseguenze per i Creator

Per chi lavora con Instagram (d’ora in poi parlarò solo di questa piattaforma, in quanto è la più colpita) ci sono state due conseguenze:

  1. Non è più possibile utilizzare musica gestita da SIAE all’interno dei propri contenuti, in quanto verrebbe immediatamente rimossa. Questa è una limitazione non particolarmente grave, se non per il fatto che non sarà possibile prendere determinati trend da TikTok e riportarli sulla piattaforma;
  2. Tutta la musica utilizzata in precedenza è stata eliminata. Questo vuol dire che mesi o anni di contenuti realizzati per Instagram sono adesso completamente muti, in quanto anche il parlato (a causa forse di un bug, forse di problemi di natura tecnica) è sparito.
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Conseguenze per gli artisti

Instagram risulta essere una fetta rilevante degli introiti degli artisti, togliere la possibilità a Meta di utilizzare i loro contenuti vuol dire diminuire in maniera massiccia le loro entrate economiche.

Benché io sia convinto che Vasco Rossi non risentirà particolarmente della cosa, è innegabile che gli artisti meno conosciuti potrebbero invece accusa il colpo in maniera più evidente.

Conseguenze per Meta

Come detto poco sopra, questo problema riguarda quasi esclusivamente il mercato italiano che, se paragonato con il resto del mondo, non ha sicuramente molto peso.

Rimane il fatto che sono già molti i creatori di contenuti italiani (mi vengono in mente, ad esempio, @duenerdsottountetto) che stanno invitando i propri follower a seguirli su altre piattaforme, e questo è un fatto che va preso in considerazione.

Inoltre, da quanto ha segnalato Alessandro Vercellotti (avvocato esperto del settore digitale) sembra che Meta possa incorrere anche a procedure penali

(che, in tutta sincerità, non penso avverranno o saranno causa di notti insonni per la dirigenza).

A causa, a mio avviso, di una problematica di natura tecnica nella gestione dei contenuti, sembra infatti che non sia possibile silenziare le musiche (protetta da copyright) mantenendo però il parlato di chi ha creato il contenuto.

Potrei sbagliarmi, ed essere semplicemente un bug momentaneo, ma la mia idea è che le tracce audio, una volta create, vengano semplicemente unite e non sia più possibile scinderle.

Da quanto è stato evidenziato da Alessandro, sembra che nelle clausole contrattuali Meta non abbia valutato questa possibilità.

Conseguenze per la SIAE

La posizione della SIAE non è sicuramente delle più rosee, se da una parte essa debba far valere i diritti degli artisti, e sia quindi un suo legittimo diritto chiedere a Meta una remunerazione congrua, dall’altra risulta essere ad oggi l’unica società ad aver costretto Meta a non rinnovare il contratto.

Possibile che ovunque nel mondo siano riusciti a trovare un accordo commerciale, tranne che in Italia?

Questo braccio di ferro, per ora, danneggia esclusivamente gli artisti, che si trovano con un’importante fonte di guadagno in meno.

Ed i precedenti di Meta con l’editoria Australiana non lasciano ben sperare.

Davide contro Golia? Non è detto

Tieni presente l’apertura di questo articolo: noi sappiamo solo quello che ci è stato detto.

È quindi opportuno farsi un’opinione tenendo ben presente che non abbiamo il quadro completo della situazione.

Detto ciò, potrebbe sembrare di trovarsi di fronte all’ennesima battaglia a senso unico, dove la multinazionale miliardaria di turno, forte della sua posizione dominante, può permettersi di far quel che vuole.

Dall’altro lato, una piccola società privata, nel cercare di imporsi e di avere un equo trattamento, causa un disservizio non solo a tutti i creatori di contenuti, ma anche ai suoi stessi clienti, attirandosi le critiche di molti e diminuendo al contempo le proprie entrate.

A questa lettura, realistica ma banale, potrebbe però contrapporsi una realtà costituita da una società italiana che, nel tentativo di aumentare le proprie entrare, forza la mano ad un’azienda straniera a discapito dei propri clienti e delle sue stesse casse.

D’altronde, come è possibile che sia l’unica a non essere riuscita a trovare un accordo? Che siano tutte le altre a piegarsi per paura di fare la voce grossa?

C’è però da dire che SIAE lavora regolarmente con ByteDance (TikTok) e Google (YouTube), altri due colossi attivi nel medesimo campo.

L’unica conclusione che posso trarre è che, come ho già scritto nel 2019 nell’articolo

Ha senso realizzare un sito internet nell’era dei social network?

è importante, per chi utilizza i social come strumento di lavoro, differenziare i punti di acquisizione clienti e crearsi un proprio ecosistema (sito, newsletter, gruppo Telegram) col quale instaurare una relazione con i propri utenti.

Sempre troppo spesso infatti ci sono cambiamenti che non dipendono da noi ma che possono minare pesantemente il nostro lavoro.

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